Memoria

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Nell’anteguerra

Dal 1882 il Regno d’Italia era militarmente vincolato agli Imperi Austro-Ungarico e Germanico, per effetto della “Triplice Alleanza”. Ciononostante, sia l’esercito italiano che quello asburgico posero in opera strade, ferrovie, e fortificazioni a difesa del confine alpino, concentrandole nei siti strategici. Tra questi ultimi si proponevano lo sbocco della Val Resia nel Canal del Ferro e le alture circostanti. Ecco allora che già nell’ultimo decennio dell’800 il Regio Esercito edificò mulattiere e ricoveri alpini sui contrafforti del Canin (Sella La Buia in primis), tra il 1906 ed il 1907 strutturò la fortezza di Chiusaforte, poco dopo la Batteria di Col Curnic e, alla vigilia della Grande Guerra, la Batteria permanente di Monte Sflincis/Stivane, deputata a sbarrare penetrazioni avversarie che sfruttassero la direttrice della Val Resia.

I primi anni del conflitto: la Val Resia a ridosso del fronte

La frontiera italo-austriaco correva sulle creste del Canin – Monte Guarda – Valle Uccea – Punta di Montemaggiore, sovrapponendosi alla delimitazione orientale del Comune di Resia ed all’attuale confine di Stato con la Slovenia. Al 24 maggio 1915, giorno dell’entrata dell’Italia nel conflitto contro la Duplice Monarchia, tale linea divenne “il fronte”. Del resto, già durante l’inverno precedente si contavano numerosi reparti insediati in Val Resia, pronti per il conflitto. Sin dalla prima settimana di ostilità, le posizioni avanzate italiane si spostarono qualche chilometro a nord e a est, prima sulla linea la Stretta di Saga – Sella Prevala – Sella Robon e poi avanzando sino al fronte Conca di Plezzo – contrafforti del Monte Rombon – Sella Robon – Sella Nevea. Resia, con i suoi paesi, la sua valle, i suoi crinali divenne vicina retrovia. Ciò significava essere quotidianamente percorsa da centinaia di soldati in marcia, ospitare postazioni di artiglieria e trinceramenti, accomodare intere compagini militari nelle case esistenti o in nuovi ricoveri, trasformarsi in un grandioso cantiere che nel settore produsse circa 175 chilometri di strade e mulattiere, subire le bombe d’aereo e le granate imperiali…

La battaglia di retroguardia durante lo sfondamento di Caporetto

Il 24 ottobre 1917, dopo due anni e mezzo in cui l’esercito italiano si era tenuto prevalentemente all’offensiva, la 14^ Armata austro-germanica scatenò la 12^ Battaglia dell’Isonzo, sviluppatasi nel famigerato “Sfondamento di Caporetto”. In un solo giorno di fuoco, il fronte italiano tra il Monte Rombon e le propaggini settentrionali dell’Altopiano della Bainsizza fu disarticolato e le divisioni d’attacco austro-ungariche e germaniche poterono infiltrarsi nelle direttrici vallive delle Prealpi Giulie. Tra queste c’erano la Valle Uccea e la Val Resia, i luoghi dove la 2^ Armata si congiungeva con la Zona Carnia e le vie più brevi per puntare al Fiume Tagliamento.
Scendeva la notte del 24 ottobre quando le compagini austro-ungariche del Gruppo Krauss superavano la Stretta di Saga, abbandonata dagli Italiani, per avanzare lungo la Valle Uccea. Il giorno successivo, le avanguardie della K.u.K. 3^ Divisione “Edelweiss” giunsero a contatto con le difese italiane del Monte Nischiuarch, del Monte Caal e del Monte Plagne, mentre altri reparti proseguivano verso Passo di Tanamea. Dal pomeriggio del 25 alla mattinata del 26 ottobre, tra Monte Caal, Monte Chila e Monte Plagne infiammarono violenti scontri: le truppe d’attacco austro-ungariche poterono infine occupare le posizioni italiane, a prezzo di perdite notevoli in entrambi gli schieramenti. Le testimonianze narrano che alcuni fanti ed artiglieri siano periti anche precipitando nei ripidi canaloni ghiacciati…
A metà della giornata del 26 ottobre 1917, Sella Carnizza si trovava saldamente in mano imperiale e, alle spalle delle unità asburgiche era giunta l’intera Deutche Jäger Division. Nello stesso tempo, altri due battaglioni della “Edelweiss” , partiti da Saga ed occupato senza colpo ferire il Monte Guarda, discesero su Stolvizza.
La battaglia più importante stava per scoppiare. Essa fu ingaggiata nella media Val Resia, sulla linea Monte Posar – San Giorgio – pendici del Monte Cuzzer (tra la sera del 26 ed il 28 ottobre) ed alla Stretta di Resiutta (29 ottobre). In queste località, le truppe del “Gruppo Alpini Alliney”, alcuni reparti della 63^ Divisione di Fanteria e reparti di bersaglieri ciclisti resistettero agli attacchi sferrati dagli Jäger della Divisione Cacciatori Germanica e dai soldati austro-ungarici della 3^ Divisione di Fanteria “Edelweiss”. La maggior parte delle truppe regie riuscì a ripiegare, una volta assolto il proprio compito e ricevuto l’ordine di indietreggiare. Demolito il Ponte di Resiutta ed atteso lo sfilamento degli ultimi reparti in ritirata dalla Val Fella, nella notte del 29 ottobre 1917 anche l’ultima retroguardia ruppe il contatto con l’avversario e si mise in marcia verso ovest.
La battaglia divampata nella Media e Bassa Val Resia vide contrapporsi l’attacco di almeno 11.000 – 12.000 militari austro-germanici potentemente armati ed accuratamente addestrati contro circa 9.000 soldati italiani, affluiti in tutta fretta dalla Carnia e dalla Pianura Friulana, su postazioni non precedentemente trincerate. Fu una resistenza che contrastò per ben quattro giorni l’avanzata avversaria, logorando le colonne imperiali. Sopratutto, evitò un’infiltrazione nemica troppo repentina verso il maggior fiume friulano e protesse il fianco orientale dell’intera 36^ Divisione italiana, consentendole lo sganciamento dal Canal del Ferro.
Mentre ciò accadeva in fondovalle, a Sella La Buia giungevano i resti dei reparti alpini provenienti dal Settore del Monte Rombon e di Sella Prevala. Si trattava di alcune centinaia di alpini stremati dall’infernale marcia sotto la tormenta e dai feroci combattimenti sostenuti nei giorni antecedenti. L’ultimo atto si consumò nella sera del 28 ottobre, quando caddero catturati presso Stolvizza. Fu un’ulteriore, tragica pagina di storia custodita dalle splendide montagne della Val Resia.

L’occupazione Austro-Germanica

Una volta cessati i combattimenti, dal 30 ottobre 1917 la nostra vallata fu soggetta all’occupazione degli eserciti imperiali. Il regime di occupazione permase, come per tutto il Friuli e per il Veneto orientale, sino al novembre 1918. Si trattò di un anno caratterizzato da povertà, requisizioni e dal rigore che inevitabilmente accompagna tutte le occupazioni straniere in tempo di guerra. Con la Battaglia di Vittorio Veneto e l’arrivo delle avanguardie italiane (4 novembre 1918), anche ai piedi del Monte Canin finalmente la guerra lasciò lo spazio alla ricostruzione, alla pace e alla memoria dei Caduti.

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