Pust
Il valore maggiore che ha la Comunità resiana è il suo partimonio immateriale, costituito principalmente dalla lingua, dal ballo e dalla musica, caratteri unici questi del gruppo etnico che per la loro arcaicità, l’esiguità della consistenza della comunità e le minacce dovute ai cambiamenti socio-culturali, lo rendono ancor più prezioso ed interessante sotto l’aspetto antropologico-culturale.
Il momento in cui tale patrimonio si esprime al meglio nella sua piena autentica spontaneità è il carnevale, Pust nella lingua resiana.
Durante l’allegorico appuntamento annuale, sotto l’apparente manto ricreativo e dissacrante, il Pust, per la sua durata ed intensità espressiva, costituisce un reale e costante momento di celebrazione e rinnovamento dell’arcaico idioma, del coinvolgente ballo, e della magica ed antica musica resiana.
Nei giorni della festa dell’inizio dell’anno, secondo il calendario rurale in cui l’anno inizia con la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, a Resia, per il Pust, si assiste ad una vera e propria liturgia laica, intimamente sentita e partecipata da parte degli abitanti i quali nella loro naturale ed inconscia ma genuina e verace pulsione d’animo esprimono e plasmano le loro più arcaiche tradizioni alimentando quanto di più vero, puro, ancestrale e semisconosciuto rimane delle Comunità minori dell’arco alpino.
E’ questo un appuntamento fuori dai circuiti turistici classici che non ha nulla di inutilmente artefatto, in cui non si vedono costrutte o posticce coreografie, ma tutto è reale e spontaneo, indicato prevalentemente agli studiosi o agli appassionati di sconosciuti microcosmi.
Di Biasio Gigino